Data Breach, stiamo abbassando la guardia?
Non sono “piccoli incidenti di percorso” o “rischi del mestiere”
L’impressione, a giudicare da come reagiamo noi in qualità di utenti e fruitori e da come stanno iniziando a reagire le imprese coinvolte, è che ci stiamo abituando fin troppo ai Data Breach.
Spesso un comunicato stampa e qualche parola di scusa sembrano bastare a placare gli animi, magari viene offerto un servizio di monitoraggio del credito agli interessati, giusto per tranquillizzarli.
Ma la vera gravità della minaccia si perde in quella percezione della sicurezza e di un sano recupero che queste misure fanno trasparire.
Molti rischi significativi si aggravano dopo un Data Breach, i dati personali rubati consentono, infatti, di rendere più mirate ed efficaci le campagne di Ransomware, di Phishing o gli attacchi “Men in the Middle”.
Grazie alla ubiquità di Smartphone e Tablet e alla nostra sempre più grande “impronta digitale” sulla Rete, gli exploit Ransomware si propagano in tantissimi modi – oltre che tramite la classica e-mail – dagli Sms ai messaggi su WhatsApp e altri metodi di social engineering.
Il successo di questi attacchi conta sull’apparenza di legittimità, motivo per cui spesso offrono link, allegati e messaggi provenienti da fonti, siti e persone familiari.
Ognuno di questi dettagli può essere sistematicamente raccolto e orchestrato a partire dallo spettro dei dati personali persi in precedenti violazioni. Inoltre, maggiore è la correlazione dei dati, maggiore è l’efficacia, soprattutto negli attacchi “man-in-the-middle”.
I dati persi durante i Data Breach, oggi, possono anche non manifestare la loro pericolosità in azioni immediate. I Criminal hacker commerciano, vendono e rivendono regolarmente informazioni sul Dark Web. Questi forum sotterranei hanno un effetto eco che può persistere per anni, rendendo l’hackeraggio avvenuto quest’anno, nel 2020, rilevante nel 2022, 2025 e oltre; come nel caso di Foodora, violata – si pensa – nel 2016.
Quindi, tutti i problemi che possono emergere si riverberano anche in proiezione futura.
Le organizzazioni dovrebbero avere sempre e mantenere costantemente aggiornati piani di Data Breach Incident Response plan, ma, in ogni caso, questa deve essere solamente l’ultima risorsa. Il focus deve essere sempre e comunque sulla prevenzione.
Le ramificazioni
Quando i nostri dati vengono coinvolti in un Data Breach, le conseguenze sono più significative di quanto la maggior parte delle persone si renda conto. Ogni informazione persa ha un valore incalcolabile, esponendoci a rischi e avendo un impatto sostanziale sulle organizzazioni e sugli individui. Al di là dei dati finanziari, le informazioni critiche di valore possono includere:
- Data di nascita
- Indirizzi
- Sesso
- Numeri di telefono
- Numeri di patente di guida
- Indirizzi e-mail
- Informazioni sul recupero del conto
Nelle mani di un aggressore determinato o alla ricerca di un bersaglio facile, questi dati possono essere sfruttati per prendere di mira qualsiasi bersaglio, dal singolo utente alle grandi organizzazioni.
Su una scala di milioni di persone, queste informazioni non hanno prezzo, perché i dati personali possono servire come “porta d’ingresso” privilegiata per i Criminal Hacker che puntano a infiltrarsi e tenere in ostaggio una network aziendale, per esempio.
Ricostruire “l’immunità”
In seguito a qualsiasi evento di Data Breach, le circostanze richiedono una maggiore vigilanza per ricostruire l’immunità Cyber aziendale contro ulteriori attacchi e ripercussioni. Ovviamente dinnanzi a uno scenario così complesso la domanda che ci poniamo è: come difendersi da queste minacce?
Il primo passo è necessariamente quello di comprendere il livello di rischio potenziale a cui potrebbero essere esposti i nostri sistemi.
L’attività di Risk analysis è la pietra fondante di ogni cyber security framework di successo, ma non è sempre facile effettuarla correttamente e in maniera esaustiva se non si hanno a disposizione i giusti strumenti.
Per ottenere la visione d’insieme più completa ed esauriente su tutte le possibilità vulnerabilità, quindi, si rendono indispensabili i seguenti strumenti:
– Penetration test: questo esamina i punti deboli relativi ad una infrastruttura IT aziendale e, dopo averli scoperti, prova ad exploitarli in maniera sicura e controllata. Un penetration test si spinge il più a fondo possibile nell’infrastruttura IT aziendale per arrivare agli asset elettronici di una azienda. L’obiettivo non è quello di colpire duramente il bersaglio al primo tentativo, ma è quelli di colpire anche più duramente nei tentativi seguenti così da esplorare tutti i possibili scenari a cui possono essere soggette le aziende;
– Vulnerability Assessment: si tratta di un’analisi di sicurezza che ha l’obiettivo di identificare tutti le vulnerabilità potenziali dei sistemi e delle applicazioni. Come? Spottando e valutando il danno potenziale che l’eventuale “attaccante” può infliggere all’unità produttiva attraverso tools altamente automatizzati in una prima fase, per poi avvalersi delle competenze di un personale altamente qualificato che, in un secondo momento, integra e verifica i risultati attraverso una meticolosa attività manuale. Queste attività hanno lo scopo di rifinire la ricerca evidenziando eventuali errori commessi durante il processo;
– Network Scan: Si tratta di uno scan specifico e dettagliato che analizza l’IP di un network in modo da identificare le sue vulnerabilità e i suoi punti deboli. Questo strumento può essere usato da chiunque, che sia una multinazionale con centinaia e centinaia di computer o che sia una piccola compagnia con un network di soli pochi dispositivi.
– Cyber Threat Intelligence: L’attività di Cyber Threat Intelligence viene effettuata attraverso un processo di ricerca, individuazione e selezione delle informazioni disponibili pubblicamente con OSINT/CLOSINT a livello di: Target; Asset Digitali; IP; Email e informazioni relative ai dipendenti di una azienda
Lo scopo? L’obiettivo è quello di fornire una “actionable intelligence”, ovvero un’informazione analizzata, contestualizzata, tempestiva, accurata, rilevante e predittiva al fine di determinare l’eventuale esposizione ai rischi della Cyber Security.
In concomitanza con l’analisi del rischio un intervento comprensivo deve essere effettuato sull’altra parte più critica di un sistema: il fattore umano.
Qui l’azione deve essere duplice, dobbiamo lavorare sulla generale awareness dei dipendenti nei confronti delle minacce più comuni e al contempo dobbiamo integrare le loro conoscenza attraverso attività di formazione mirata al perfezionamento.
Una delle metodologie migliori per fare una sintesi di queste due attività è quella di usare un servizio di:
– Phishing Simulation Attack: Questo tipo di attacco oramai si è evoluto ad altissimi livelli di sofisticazione, destinata solo ad aumentare nel prossimo futuro. Le soluzioni di Phishing Simulation Attack permettono alle aziende e alle amministrazioni di contrastare questo fenomeno attraverso un test dello human factor e garantendo anche una efficace attività di training e awareness. Il servizio adotta lo stesso modello di un attacco standard (di fatto simulandolo) permettendo di misurare il livello di esposizione al rischio phishing aziendale e al contempo effettua una attività di formazione e awareness efficace dei dipendenti. È riduttivo sottolinearlo, ma anche le misure più efficaci di Cyber difesa si possono rivelare inutili se in azienda le persone continuano a cadere vittima di questi inganni.
In quanto industria, non possiamo prendere alla leggera le fughe di dati o lasciar perdere l’effetto a lungo termine che queste comportano. Ogni attacco Ransomware deve essere considerato come un possibile Data Breach e ogni Data breach deve essere considerato come una minaccia presente e futura per la sicurezza.
Non ci sarà mai una cura per la criminalità informatica, ma Cyber Security Framework solido può ridurre enormemente il rischio.
FONTE UFFICIALE: FederPrivacy